Il San Andrea degli Armeni B&B di charme Dimora Storica **** si colloca nel centro storico di Taranto, città pugliese e antica colonia greca aperta sull’omonimo golfo del mar Jonio. Il centro storico tarantino è comunemente chiamato “Città Vecchia”.

L’immobile è sito in via Paisiello, al n° 20, ad angolo con Piazza Monteoliveto ed è costituito da un antico palazzo composto dal piano terra e da 2 piani superiori ubicato di fronte alla casa natale di Paisiello, al palazzo Gallo, al santuario Mariano della Madonna della Salute, già Monteoliveto, ed in adiacenza alla chiesetta di S. Andrea degli Armeni (1373-1573), della quale costituiva la Canonica e la sagrestia.

La Chiesa di Sant’Andrea degli Armeni fu edificata nel 1353, ma alcune notizie risalenti al XIV sec. fanno presupporre che l’edificio risalga addirittura ad epoca medievale anche se, purtroppo, tali testimonianze non permettono di ipotizzarne l’assetto all’interno del quartiere o la stessa struttura architettonica. Non vi sono a Taranto ulteriori testimonianze riguardo una possibile convivenza dei popoli armeno e pugliese ma altre costruzioni sparse per la regione sembrano confermare questa ipotesi. I primi Armeni giunsero a Bari alla fine del X sec., durante la riconquista bizantina. Ricordiamo tra l’altro che Armeni e Pugliesi condivisero durante il XIV sec. lo stesso nemico, ovvero il crescente potere turco ed il conseguente potere della religione islamica ai danni del cristianesimo.

Nel 1554, infatti, i corsari turchi presidiarono le isole di S. Pietro e S. Paolo per ben sei mesi e i tarantini si videro costretti da un lato a fortificare le mura lungo le coste settentrionali e meridionali e dall’altro a costruire un muro a scarpa con terrapieno lungo il canale. E così mentre all’esterno la città assumeva forme disegnate dalla guerra, all’interno molto probabilmente fu proprio l’unità religiosa il ponte d’unione fra le civiltà greco-romana ed indoeuropea.

Nel 1573 l’abate Scipione de Aricia fece ricostruire la chiesa di S. Andrea degli Armeni nello stesso sito dove sorgeva l’omonima chiesa medioevale, che, a quanto si attesta nella “Chronica” del notaio Angelo Casullo di Taranto, la chiesa fu bombardata da parte di re Ladislao.

Riparata e ripristinata al culto, il degrado delle strutture portò probabilmente l’abate a ricostruire la chiesa e le case limitrofe, come ricorda una lapide murata al di sopra del portale sulla quale leggiamo: AEDEM HANC CUM DOMIBUS CIRCUMCIRCA ABB. SCIPIO DE ARICIA RECTOR AD DEI LAUDEM ET BEATI ADREAE APOST. SUO AERE A FUNDAMENTIS EREXIT. M.D.LXXIII.

Si conserva nella biblioteca arcivescovile di Taranto uno dei verbali redatti dagli Arcivescovi Tarentini in risposta ad un deliberato del Concilio di Trento che obbligava le diocesi a fornire un dettagliato resoconto dello stato Materiale dei beni della Chiesa. Tale documento risale alla Visita Pastorale effettuata il 9 gennaio 1609 dal Mons. Frangipane, qui se ne propone una traduzione dal latino: CHIESA DI S. ANDREA degli Armeni Il giorno nove del mese di gennaio 1609 in Taranto, i su citati visitatori, proseguendo la su citata visita, insieme ai suddetti assistenti giunsero a visitare la Chiesa di S. Andrea degli Armeni, sita nella città di Taranto, nella regione del Baglio, tra i confini di quella regione e la regione di S. Pietro, nel convicinio e contrada detta di S. Andrea, presso le case della stessa chiesa poste tutte intorno.”

La storia dell’isolato è facilmente riassumibile grazie alle notizie storiche dell’antica chiesa di S. Andrea, punto di riferimento della comunità Armena di Taranto. Tale chiesa aveva sostituito nel 1573 l’omonimo edificio di culto della seconda metà del secolo XIV (1386), ma certamente di origine molto più antica a giudicare dal titolo della dedicazione (S. Andrea degli Armeni) e quasi certamente connesso con un nucleo di Armeni qui definitivamente stanziatosi dopo essere stato reclutato dai Bizantini nell’XI secolo insieme a truppe russe, turche, bulgare, valacche e vareghe (v. N. Oikonomides, le listes de préséance byzantines des IX et X siècles, Paris 1972).

Di tale edificio non è possibile ipotizzare né la forma né la consistenza. Prima del 1573, data di erezione della struttura attuale, l’isolato si presentava caratterizzato, oltre che dalla chiesa, da un orto posto dietro l’abside della stessa, da un ospizio (struttura simile ad una locanda) situato nei pressi del giardino ed oggi testimoniato, forse solo per gli scantinati, da una serie di case ad un piano, tra cui, molto probabilmente, quella con camera su arco posta lungo il lato sud dell’attuale isolato.

Poco si conosce della fisionomia settentrionale della struttura in esame. La vecchia fabbrica medievale ed alcune sue proprietà adiacenti vennero demolite per far posto all’attuale chiesa ed a tre modernissime case poste in adiacenza ad essa. Due delle tre abitazioni erano “palaziate” e si articolavano in sala, camera, scala e servizi posti, quasi certamente, al piano terreno.

L’altra casa comprendeva un unico vano ed un “ristretto”. Vi era, inoltre, una scala che portava al terrazzo. Il “pittaggio” era scandito da tre strade principali, la via di Mezzo, la strada detta di S. Costantino (certamente via Duomo) e via delle Fogge (l’attuale via Paisiello) chiamata così, per la presenza di numerosi depositi sotterranei che lasciavano intendere una possibile destinazione commerciale della zona, derivando il nome, probabilmente dal latino fovea, cavità, luogo depresso, fossa granaria, ecc. Il pittaggio terminava nel suo lato occidentale proprio davanti a S. Andrea

La fisionomia generale era quella di una struttura articolata in edifici che difficilmente s’innalzavano oltre un piano. Il quartiere possedeva botteghe, ospizi, forni, mulini e molti spazi destinati ad orti e giardini, posti spesso nel retro delle abitazioni e delle chiese. E’ dal ‘600 inoltrato che i rapporti si alterano definitivamente. Il fenomeno continuerà per tutto il ‘700 e si concluderà, aggravandosi, verso la fine dell’800. Le case si trasformarono in palazzi, decisamente sproporzionati. La parte dell’edificio sino al primo piano sicuramente risale alla fine del ‘600, mentre il secondo piano risale all’800, probabilmente alla prima metà del secolo.

L’architettura della chiesa di S. Andrea degli Armeni

L’impostazione razionale dell’edificio sembra derivare da un progettista, rimasto anonimo, di formazione albertiana, per gli evidenti riscontri con le regole del trattato di architettura dell’Alberti. L’edificio in gran parte è rimasto nella forma e decorazione originale del ‘500. L’esterno si presenta con una grande facciata di derivazione albertiana; subito sotto il frontone vi è un occhio che drammatizza l’euritmia dell’impianto esterno. 

L’interno è costituito da un’unica aula longitudinale dalla quale si accede al presbiterio rialzato, l’attenzione si volge immediatamente alla splendida volta a padiglione su unghiature. Il presbiterio presenta una volta a botte a sesto ribassato. Dal presbiterio è possibile raggiungere la sacrestia, coeva all’edificio, tramite una porta con stipiti in carparo. I recenti lavori di restauro hanno messo in luce degli affreschi cinquecenteschi.
La decorazione è formata da una serie di rosoncini inquadrati da finti cassettoni nell’intradosso dell’arco e da girali incrociati sui pilastri leggermente aggettanti dalla superficie di fondo ripartita in finti conci isodomici. Sul frontone, alle estremità degli spioventi, si possono notare due sculture ormai corrose dagli agenti atmosferici, raffiguranti un uomo ed una donna. La statua femminile, non identificata, è acefala mentre la scultura rappresentante la figura maschile sembra nell’atto di spezzare o di tenere fra le mani due parti di una colonna. Questa scultura potrebbe avere una doppia interpretazione. Secondo Alpago Novello essa potrebbe essere stata ispirata dalla leggenda popolare armena dell’uomo “buono” e forte in grado di spezzare le colonne oppure ad una rievocazione delle tristi vicende dell’Armenia già da tempo invasa e devastata

Restauro: Ing. Arch. Giuseppe de Bellis – anno 2008